Una storia poco nota ma di grande umanità.
Il Leica Freedom Train ha rappresentato il tentativo di Ernst Leitz II, l’industriale tedesco proprietario delle Officine Ernst Leitz dove nacque la fotocamera Leica, e di sua figlia Elsie Kuehn-Leitz di aiutare centinaia di ebrei tedeschi ad abbandonare la Germania nazista prima dell’ascesa al potere di Hitler nel 1933.
Ernst Leitz II era un uomo molto in vista e, quando Hitler divenne Cancelliere, iniziò a ricevere numerose richieste d’aiuto da parte dei suoi collaboratori ebrei preoccupati per se stessi e per i propri cari. Mise a punto un progetto per salvare quanti più ebrei possibile dalle persecuzioni naziste, appunto il Leica Freedom Train.
Il piano fu semplice: Leitz riuscì nel suo intento giustificando la fuoriuscita dalla nazione tedesca di tutte quelle persone come un ” trasferimento all’estero per motivi di lavoro”. Infatti, il Leica Freedom Train trasportò ogni settimana gruppi di rifugiati in tutto il mondo per tutto il 1938 fino ai primi di settembre del 1939, quando l’invasione della Polonia da parte delle armate tedesche decretò la chiusura dei confini del Paese.
La strategia messa in atto prevedeva il trasferimento dei dipendenti al settore delle vendite e poi all’estero, principalmente negli USA, in Francia, in Inghilterra e Hong Kong. Leitz si fece carico dei costi dei trasferimenti e, prima della partenza, consegnò a ciascun dipendente una macchina fotografica Leica. Un oggetto di grande valore economico che, in caso di bisogno, avrebbero potuto fruttare dei contanti.
La storia è venuta alla luce grazie agli studi di un rabbino residente in California e poi è stata documentata nel “The Greatest Invention of the Leitz Family: The Leica Freedom Train” scritto da Frank Dabba Smith e pubblicato nel 2002 dalla American Photographic Historical Society.
In vita, l’industriale tedesco non parlò mai del suo piano e la vicenda non trapelò neppure quando fu accusato di collaborazionismo; fu suo figlio, Günther Leitz, a rompere il silenzio dichiarando in un’intervista: “Mio padre ha fatto quello che ha fatto perché si sentiva responsabile per i suoi lavoratori, per le loro famiglie e per i nostri vicini a Wetzlar”.
L’azienda Leitz negli anni ’30 | Ernst Leitz |